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Gonzaga News

Un viaggio per occhi, cuore e coscienza: liceali a Lampedusa per i Symposia

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  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 5 min

Quest’anno, l’esperienza dei Symposia ha portato gli studenti del primo anno liceale a Lampedusa, un’isola dove natura e accoglienza si incontrano. Grazie alla sua posizione unica e alla straordinaria bellezza ambientale, Lampedusa si è rivelata il luogo ideale per riflettere sul tema dell’Ecologia Integrale, caro alla nostra scuola.

Il programma è stato molto ricco: laboratori, visite a luoghi simbolici come la Porta d’Europa e la Spiaggia dei Conigli, incontri con associazioni impegnate nell’accoglienza dei migranti, momenti di confronto.  I ragazzi hanno vissuto un’esperienza intensa e formativa grazie ai referenti dell’associazione Mediterranea Hope, Sea watch e ad alcuni volontari dell’accoglienza dei migranti, che ci hanno donato testimonianze di crescita preziose.

I nostri alunni, accompagnati da p. Vitangelo Denora SJ, la vice direttrice Marilena Poderati, dai proff. Giovanni Barbone, Giulia Tomasino, Emio Cinardo, Valentina Rindinella e Irene Giliberti, hanno trascorso un’esperienza unica che ha unito cuore, occhi e coscienze, ascoltando il “grido della terra e degli ultimi”, e unendo conoscenza scientifica, spiritualità e consapevolezza sociale.

Ecco alcune testimonianze dei nostri ragazzi:

“Quando ho saputo che saremmo andati a Lampedusa per i Symposia ero felice sia di passare del tempo con i miei compagni sia di stare un po’ lontano dalla scuola e godermi questo viaggio, ero pure molto ansioso di ritornare nel luogo che ha cambiato per sempre la mia vita e la vita della mia famiglia. Io e la mia famiglia siamo arrivati a Lampedusa nel 2016 e lì siamo stati visitati dal dottor Bartolo ma io essendo piccolo non mi ricordavo, quando ho detto a mia mamma che saremmo andati a Lampedusa e avremmo incontrato il dottor Bartolo la prima cosa che mi chiese fu di chiedergli se si ricordasse di noi e fu così, il giorno dell’incontro glielo chiesi e disse di sì. Il viaggio a Lampedusa è stato molto piacevole e abbiamo fatto tante attività quelle che mi sono piaciute di più sono state la testimonianza di Moussa che è stata molto bella e rappresenta un esempio di integrazione e la visita alle barche della guardia costiera scoprendo tutto il lavoro che c’è dietro ogni salvataggio che fanno perché mettono a rischio la loro vita per salvare più migranti possibili. All’hotel abbiamo fatto tante attività divertenti e significativi e perciò voglio ringraziare i professori per la loro creatività e l’impegno rendendo questo viaggio unico, infine l’ultima cosa che mi è piaciuta tanto di questo viaggio è stato passare del tempo con Leonardo un bambino che ha la stessa età di mio fratello e come me è arrivato in Italia con il barcone. Qui ha trovato delle persone che l’hanno accolto proprio come me visto che sono stato aiutato da una signora che per me è ormai una nonna e della sua famiglia; quindi, mi rivedo molto in lui poi abbiamo parlato delle passioni come il calcio e le cose che ci piacciono legando ancora di più. Nel complesso è stata una bellissima esperienza e voglio ringraziare i professori, la scuola e i miei compagni per averla resa ancora più bella e coinvolgente.”

Tioye Cheick

Durante una recente gita scolastica, la mia classe ed io abbiamo avuto l’opportunità che ci ha cambiato la vita di visitare l’isola di Lampedusa per approfondire il tema dell’immigrazione. All’inizio, vedevo il viaggio come una vacanza divertente con la mia classe. Non mi aspettavo quanto mi avrebbe effettivamente influenzato.

Lampedusa, una piccola isola nel Mediterraneo, è il primo punto di intervento per migliaia di migranti che viaggiano in cerca di sicurezza, libertà e una vita migliore. Nella mia opinione, una delle parti più significative del viaggio è stata incontrare il dottor Pietro Bartolo, uno dei medici dell’isola che ha trascorso molti anni a prendersi cura dei migranti al loro arrivo. Ha parlato con tanta tristezza e compassione, condividendo molte storie di traumi, coraggio e innumerevoli perdite. Sentire come ha curato persone che erano appena sopravvissute al naufragio, che erano malnutrite, ferite e emotivamente distrutte. Le sue parole e il modo in cui parlava mi hanno fatto capire quanto sofferenza e dolore queste persone abbiano vissuto.

Un’altra parte fondamentale per me di questo viaggio è stata incontrare Moussa, un uomo molto gentile che è immigrato dalla Guinea. Ascoltarlo raccontare la sua storia di persona è stato diverso da qualsiasi cosa avessi mai sentito. Il modo in cui parlava della sua esperienza, non incolpava nessuno, né la sua famiglia, né le persone di questa terra. Ci ha raccontato della paura che provava, del pericolo che ha affrontato e della speranza che lo teneva in vita.

Come americana, questa esperienza mi ha aperto gli occhi. Negli Stati Uniti, l’immigrazione è solitamente ridotta a politica. Ma a Lampedusa, sembrava umana. Sembrava reale. Abbiamo visto persone, non numeri. Abbiamo sentito voci, non statistiche. Mi ha fatto rendere conto di quanto possiamo essere ingenui riguardo alle vite reali dietro la parola “immigrazione”.

Penso che Lampedusa mi abbia cambiato. Mi ha reso più consapevole, più compassionevole e più grato. Questo viaggio mi ha ricordato il potere dell’ascolto, l’importanza dell’empatia e la necessità di non dare mai per scontati la mia sicurezza e la mia libertà. Sono profondamente grato per questa esperienza e so che non la dimenticherò mai.”

Giulia Patel

“Non so come nessun essere umano sa davvero qual è il momento giusto per essere felici.

Ma suppongo che questo possa esserlo. E allora scelgo di assaporarlo con dolcezza,

come si gusta un frutto maturo d’estate, con la punta delle dita e un sorriso lieve.

Mi sono promessa leggerezza.

Anche se dovesse arrivare l’apocalisse, anche se il cielo si strappasse sopra la mia testa

e l’ultimo tramonto mi trovasse sola: che mi sia lieve.

Anche se un esercito di alieni venisse a cercarmi,

che il loro mondo non mi ferisca,

che io possa ancora camminare scalza tra i miei pensieri.

Anche se la gravità si dimenticasse di me e restassi sospesa sopra la città,

che mi sia lieve perfino la vertigine,

perfino la paura di cadere.

Lampedusa è una vertigine gentile.

È quella sensazione struggente di complicità con il mondo,

ma anche il bisogno, altrettanto sacro, di infilarmi le cuffiette

e perdermi nella mia solitudine come in una danza.

La musica ha tradotto per me le note scritte dal mare,

ha cantato la poesia dei suoi colori cangianti,

ha danzato insieme ai sorrisi, ai sogni, ai desideri

che coglievo come fiori di campo,

immaginando di dipingerli con le dita,

con pastelli consumati e mani impolverate di luce.

Lampedusa è il primo bagno nel mare di Aprile,

è la pelle che ride sotto il sole,

è l’incontro con la meraviglia della diversità,

è l’alfabeto dell’ecologia imparato tra le onde e la sabbia,

è la scoperta che il mondo, senza differenze,

sarebbe solo una gabbia grigia di monotonia.

E Lampedusa è anche frontiera e ferita,

è il primo lembo di terra visto da chi attraversa l’inferno,

è il nome inciso nei cuori di chi ha perso tutto tranne la speranza.

Ho visto occhi che raccontano viaggi che non so immaginare.

Lì, ho imparato che la dignità non ha passaporto,

e che ogni essere umano ha diritto al proprio mare,

alla propria spiaggia, al proprio sogno lieve.

Lampedusa è la mia promessa di restare viva.

Di restare lieve. Anche se tutto trema, anche se tutto cambia.

Di non opporre resistenza alla bellezza.

Di continuare ad amare anche quando il cuore si fa stanco,

di cercare il silenzio buono che viene dopo le tempeste.

E allora oggi senza sapere il perché, senza pretese mi fermo. Inspiro profondamente. Ascolto il mare.

Forse essere felici non è altro che questo:

un attimo che sa di vento caldo, di salsedine sulla pelle,

di passi lenti e parole che non servono.

Forse la felicità non arriva: si accoglie.

E io oggi la accolgo. Come una conchiglia,

come un presagio, come un sogno lasciato aperto.

E, qualunque cosa accada domani,

che mi sia lieve anche l’attesa.

Che mi sia lieve il futuro.”

Sofia Castagna



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